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In viaggio


Biciclettando in libertà

 

Tempo di vacanze: dopo i programmi, la scelta del "dove" e come" andare, le prenotazioni, arriva anche l’ora dei bagagli. Spesso quasi un trasloco in miniatura. "Avremo preso tutto? Sarà caldo o freddo?" Problemi di routine per tutti che per noi genitori con ragazzi diabetici si arricchiscono di una domanda in più: "Per il diabete avremo tutto? E se dovessimo avere bisogno di qualcos’altro lo troveremo nel luogo di vacanza? E se nostro figlio avesse qualche problema?" E così passa il tempo a ripercorrere mentalmente l’elenco del necessario, e magari a fare e disfare il bagaglio a cercare di cancellare i nostri dubbi.

Se poi la meta delle nostre vacanze è poco convenzionale, la situazione si complica e l’ansia aumenta.

Come nel caso di un viaggio cicloturistico all’estero, che abbiamo affrontato all’inizio dell’estate.

Quando i bagagli devono essere necessariamente limitati (i ciclo TIR non li hanno ancora inventati) e borse e frigo termici si rifiutano di garantire spazi e temperature adeguate per tutto il tempo del viaggio, insulina e accessori assumono nella nostra immaginazione l’aspetto di prodotti ai confini della realtà (Dell’Europa unita ci fidiamo ancora poco, almeno per queste cose…)

A questo si aggiunge naturalmente la preoccupazione per le capacità di adattamento e di resistenza di nostra figlia, con il conseguente carico di prodotti energetici di riserva.

Nonostante la vacanza fosse stata programmata, studiata e desiderata da tempo, nelle ultime ore una seppure impalpabile tensione sembra essersi impadronita di noi: sarebbe stato bene prevedere una successiva vacanza per riposarsi di questa?

In cambio, la ragazzina ostenta una assoluta tranquillità e sicurezza in se stessa e fa quasi rabbia vederla preparare in fretta e all’ultimo minuto le sue (per la verità poche) cose, come per una normale passeggiata in città.

Per fortuna arriva l’ora della partenza e già il viaggiare in comitiva aiuta ad alleggerire la tensione, troncando definitivamente le ultime incertezze.

La vacanza parte bene e i 4 giorni , tra le colline della Baviera e l’Austria, passano in fretta.

Tra pedalate, passeggiate a piedi, visite culturali, momenti culinari e improvvisati picnic.

Anche il diabete sembra andare in vacanza: le glicemie, dopo mesi di inutili tentativi, mostrano una incredibile "normalità", la mente è impegnata in ben più gradevoli problemi e così insulina e reflettometri compaiono e scompaiono in tempi da record dal fondo di uno zaino.

C’è lo spazio anche per qualche dolcetto, un po’ perché dopo una bella pedalata (o "faticata") a nessuno passa per la mente di chiedersi se sia opportuno o meno, un po’ perché basta la successiva salita per smaltirlo.

La dieta forse ne risente un pochino, ma si può forse disquisire sul contenuto in proteine e grassi di una fetta di mortadella "italiana" gustata ai margini di un fiume, assieme ad altri dieci scatenati e affamati ragazzini?

Più importante senz’altro è la conferma che quella ragazzina, che tante volte avremmo il desiderio di porre sotto una campana di vetro protettiva, vive, corre, gioisce in assoluta libertà come tutti gli altri. Anche in sella ad una bicicletta.

Più gratificante vederla scatenarsi alla testa di un numeroso gruppo di adulti affaticati, per nulla impensierita nemmeno da un violento temporale estivo, ancora piena di energia ala fine di una giornata passata in sella a pedalare lungo interminabili saliscendi.

E con i chilometri si sciolgono dentro di noi i dubbi e le incertezze della vigilia e nasce il piacere di una vacanza autentica.

In grado di far superare senza drammi anche quei piccoli incidenti di percorso, come una caduta dalla bicicletta o un clamoroso scambio di insulina, che forse in altri contesti avrebbero alimentato inutili angosce.

Ripenso ora, a distanza di tempo, all’esperienza vissuta, mentre Emanuela è nuovamente china sui libri di scuola. E mi pare di riconoscere come anche questa occasione, al di là del significato prettamente turistico, abbia rappresentato per lei e forse più ancora per noi, un momento di crescita e di maturazione.

Associando ai vantaggi di una attività fisica sicuramente benefica per il controllo metabolico a quelli più psicologici indotti dalla crescita del senso di sicurezza e di fiducia nelle proprie capacità e soprattutto dall’accresciuta consapevolezza della propria "normalità".

E allora come non sorridere di fronte alla sua domanda "Perché non andiamo in Francia l’anno prossimo?"

"Vedremo" – ma sicuramente la decisione sarà un po’ meno stressante di quest’anno...

Paolo Forti

 

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